6 Febbraio 2020
“Gim” ha trascorso i suoi ultimi anni, tra il 2002 e il 2009, a Casa Aluffi, e particolarmente bene l’ha conosciuto la nostra Luciana Laiolo, direttrice della struttura, già conosciuta in precedenza, da lui considerata come una nipote, e a cui per prima si è rivolto quando si è accorto che la sua lunga vita avventurosa aveva bisogno di un luogo su cui fare conto, che lo sgravasse da varie incombenze per potersi ancora dedicare alla vera vocazione della sua esistenza: le erbe e gli alberi di quella Val Sarmassa che era casa sua.
Nei primi anni, quando ancora era in buona salute, Gim, abituato ad una vita di passaggio tra miniere, navi e hotel, viveva Casa Aluffi proprio in questo modo, come un albergo accogliente, rimanendo poi per la maggior parte della giornata là dov’era l’ossigeno del suo corpo e della sua anima, quei boschi e quelle radure di cui sapeva intendere un linguaggio ormai ai più sconosciuto, un codice ereditato dalla nonna settimina fin da bambino: il codice delle verdi vite silenziose che affondano le radici nel profondo tendendo e guardando allo spazio infinito, che siano un filo d’erba o una quercia potente.
La sua avventura esistenziale così particolare, lo teneva per scelta in una dimensione di educato distacco rispetto agli altri ospiti della casa, rispetto di vite trascorse in esperienze differenti e che spesso stentano a trovare punti di congiunzione. Ma a Casa Aluffi, e per tutti, specie quando ha cominciato ad avere più limiti nella sua mobilità, ha creato l’aiuola di erbe aromatiche che ancora, insieme ad una pergola di glicine, si chiama “Il giardino di Gim” e che tornerà a fiorire a primavera, nutrita dall’aria e dalla luce di cui lui stesso si nutriva.
La rassegna itinerante“Omaggio all’uomo che piantava gli alberi”, si è conclusa a inizio dicembre al Foro Boario di Nizza Monferrato, città natale di Gim, con una partecipata serata di musiche e letture ad alta voce. Tra le lettrici, Luciana, che di Giovanni Giolito porta in sé il ricordo della signorilità naturale e cresciuta in una vita che ha attraversato i continenti, legata ad una sapienza contadina antica e visionaria al tempo stesso.
Ci piace ricordare che in Francia, proprio nell’aprile 2019, grazie all’appassionata campagna portata avanti dall’Associazione A.R.B.R.E.S., in Parlamento è stata letta la prima Dichiarazione dei Diritti degli Alberi. Speriamo presto di averne una anche noi e pensiamo con gratitudine a quell’uomo con cui abbiamo avuto la fortuna di condividere un tratto di strada. Lui di alberi, queste meravigliose creature, ne ha piantati e accuditi oltre ventimila. E, senza nulla pretendere in cambio, li ha donati a tutti noi.